GLI UOMINI DELLA RSI... E LE DONNE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA      


FEDE ARNAUD COMANDANTE E DONNA. LA "NOSTRA" FEDE
G.F. Vagliani
 
 
    Fede Arnaud Pocek é dall'8 luglio, con altri della Xa, accanto ai ragazzi del «Barbarigo» caduti a Nettuno. Ci ha lasciato ricordi e testimonianze preziose ed ha portato con sé -come aveva chiesto- una fiammante rosa rossa. Leggo su «Nuovo Fronte», in un'intervista rilasciata da Fede a Velia Mirri nell'85, che il Servizio Ausiliario Femminile della X.a. Flottiglia MAS - che ebbe in Lei l'ideatrice, l'organizzatrice e una impareggiabile Comandante - non fu concepito da una persona ma sono parole Sue - «dallo slancio patriottico di tante ragazze accorse sotto le bandiere dei reparti che via via si stavano costituendo. Fu, quello, un periodo magico che abbiamo avuto la fortuna di vivere dalla parte giusta. Sono convinta che tra molti anni, quando persone serene potranno, frugando tra le carte, cercare di ricostruire, pezzetto per pezzetto, quei pochi mesi (dal settembre inoltrato del '43 all'aprile del '45), si innamoreranno tutti di quel periodo.»
    In quel periodo, appunto, ho avuto modo di conoscerla attraverso le indimenticabili, magnifiche Ausiliare del Btg. «Lupo». Poi, dopo molti anni, ci siamo incontrati nei raduni della X.a, nell'ambiente di lavoro e nell'intimità delle nostre abitazioni vicine. E per rientrare nello spazio assegnatomi dal nostro giornale, mi limito a ricordare tre momenti della Sua bella esistenza. 
 
    L'INIZIATIVA
    Nel 1943 Fede era già responsabile del settore sportivo femminile del G. U. F.(Gruppi Universitari Fascisti ). Il 19 luglio di quell'anno si verificò il primo bombardamento di Roma che colpì, a San Lorenzo, case popolari intensamente abitate mietendo molte vittime. Fede prese la direzione delle operazioni organizzò i primi soccorsi trascinando con l'esempio gli uomini storditi ed esitanti. Instancabile ed efficiente, senza soste, partecipò, guidandolo, al lavoro di sterro per recupero di morti e feriti con grave rischio di crolli, ottenne e distribuì i primi aiuti stimolando capacità di resistenza e speranza nei sopravvissuti sconvolti dal dolore per i cari scomparsi ed i poveri beni perduti.
 
    Il CORAGGIO
    Fede é già nella X.a quando  il 18, febbraio del '44, a Cuneo, la banda partigiana di «Mauri» cattura il tenente di vascello Betti, il sottotenente di vascello Cencetti, il guardiamarina Federico Falangola e un marò, tutti del «Maestrale» che sta completando l'addestramento per trasferirsi - cambiando il nome in «Barbarigo» - sul fronte di Nettuno. Al comando è Umberto Bardelli che tenta di evitare lo scontro fratricida per liberare i suoi uomini; accetta la proposta di Fede che sola, ma consapevole della Sua forza morale, si avvia alla ricerca dei partigiani- Finalmente, in un paesetto di montagna , incontra una prostituta che accetta di accompagnarla in prossimità della loro base a condizione di non riferire la fonte dell'informazione. Localizzati i partigiani si fa catturare e condotta davanti al loro capo, esegue un perfetto saluto romano. L'uomo è Folco Lulli, un toscanaccio sanguigno, buon attore cinematografico, che aveva lavorato con lei, allora giovane aiuto-regista, prima della guerra. Lulli non è comunista, apprezza il coraggio di Fede, accetta il confronto delle opinioni e degli ideali e decide di rilasciare i quattro prigionieri perché raggiungano il fronte con i loro compagni.
 
    L'AMORE
    Nel Novembre del 1960 il Prof. Marco Pocek, il figlio allora quindicenne di Fede, si rende interprete di una «ragazzata» tipica della sua età; dopo qualche ora trova sul suo comodino dei fogli con il testo di una composizione di Rudyard Kipling, «IF», trascritta a mano dalla mamma per lui. Lo conserverà gelosamente e verrà a sapere che quelle parole sono state per Fede un sicuro riferimento, fin dagli anni dell'adolescenza, per capire i veri valori della vita ed operare le scelte giuste. Il testo di Kipling è nella cornice di questo foglio. Valerio Borghese ha ben sintetizzato le doti di Fede con questa dedica su una copia del Suo «Decima Flottiglia MAS»: «A Fede, esempio luminoso di quel che possa la donna italiana, a ricordo del magnifico lavoro svolto sotto l'insegna della X.a, con viva simpatia.» - Roma, novembre 1950 -.
 
    Dalla corrispondenza tra Fede Arnaud e il Comandante Borghese durante il Suo esilio in Spagna e da documenti originali dell'epoca ri leviamo che dopo la condanna a dodici anni e la degradazione (che non può comprendere la revoca del conferimento della Medaglia d'Oro), si è tentato di distruggere la figura morale con un altro processo addebitandogli reati comuni di carattere amministrativo.
    Il Presidente del Tribunale giudicante si chiamava Renato Squillante ed il Pubblico Ministero Claudio Vitalone; questi si dimetterà poi dalla Magistratura per diventare stretto collaboratore di Giulio Andreotti, Ministro della Difesa in carica il 26 agosto 1974 quando, tornate da Cadice le spoglie mortali del Comandante, impediva che venissero resi gli onori che per legge spettano alle Medaglie d'Oro al Valor Militare.
    I tre sono attualmente sotto processo con l'accusa di reati infamanti.
 
 
DECIMA COMANDANTE Ottobre 1997 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

 
ESPERIENZA PROFESSIONALE MAI EGUAGLIATA DA ALCUNO
Rosalba Oletta
 
 
    Conoscevo personalmente Fede da circa vent'anni. Prima, soltanto di fama.
    E, proprio per questa sua fama, inizialmente mi intimoriva. Sì, avevo timore dei suoi giudizi perentori e senza appello, che erano il frutto di una esperienza professionale mai eguagliata da nessuno, perché nessuno si era mai impegnato a fondo nell'apprendimento del lavoro del doppiaggio quanto lei. Diceva che i mestieri si imparano rubando, cioè carpendo i segreti delle capacità altrui in campo tecnico, con la massima assiduità - e umiltà - possibili. Il senso artistico, uno ce l'ha o non ce l'ha, ma la tecnica va imparata e aggiornata ,con impegno costante, perché il progresso ti cambia le carte in tavola da un giorno all'altro. Certo, Fede da decenni aveva passato più ore nel buio delle sale di doppiaggio e di mixage (e delle soffocanti stanzette in cui sono alloggiate le moviole) che non alla luce del sole! Ecco perché quando diceva una cosa, quella doveva essere e quella era. Si soffriva non poco per accontentare Fede, ma poi lei sapeva premiare col suo apprezzamento, sempre esplicito e anche entusiastico, chi l'aveva capita, seguita, assecondata... e sopportata.
    La mia amicizia e il mio affetto per lei sono venuti dopo anni, quando ho scoperto la sua generosità senza riserve e senza limiti. Ho scoperto che la durezza del suo carattere imperioso nascondeva un cuore buonissimo: verso le persone (anche quelle che non l'amavano) e verso gli animali. Non voglio qui fare un ritratto di Fede nella vita privata, perché é un ricordo che desidero tenere in me e per me, un piccolo grande tesoro che é la sua eredità alla mia persona. Dirò invece ancora qualcosa di lei negli anni in cui non la conoscevo, cioè prima del doppiaggio. Fede sapeva tutto del cinema perché era stata direttrice di produzione, aiuto regista e sceneggiatrice, in lotta perenne lei, allora, giovane donna - con produttori e amministratori, ma anche e soprattutto coi mille ostacoli che l'improvvisazione tipica del cinema italiano del dopoguerra le mettevano fra i piedi. Ma Fede li scavalcava tutti, con quel suo genio per l'organizzazione e con la sua tempra di combattente.
    Raccontandomi di queste esperienze ormai lontane, mi parlava con ammirazione e rimpianto di due suoi grandi amici di quegli anni: Gino Sensani e Cesare Zavattini.
    La raffinatezza e la cultura del primo e la vulcanica genialità del secondo erano stati per lei una fonte di arricchimento, ma anche, forse, un freno alle sue personali ambizioni. Probabilmente, la sua onestà nel sondare le proprie risorse per affrontare la carriera registica era stata troppo scrupolosa. 0 l'orgoglio, di cui era dotatissima, l'aveva fermata all'imbocco di quella strada. Chissà. lo sono sempre stata convinta che avrebbe raggiunto un meritato successo, senza tuttavia arrivare a essere un «numero uno». E «numero uno» é poi diventata nel campo dell'edizione dei film. Quindi, aveva ragione lei. Di questa lunga fase della sua attività, tutti sanno. La firma di Fede Arnaud sulla direzione del doppiaggio é comparsa nei titoli di film che hanno fatto epoca. Mi limito a citarne alla rinfusa pochi fra i tanti: «Il fascino discreto della borghesia», «Hair», «Easy Rider», «E.T.», «Amadeus», «L'attimo fuggente», «Goodmorning Vietnam», «Round midnight», «Il colore viola», «Harry, ti presento Sally», «Greencard», «Un medico, un uomo»... Le attrici e gli attori che più hanno lavorato con lei certo portano in cuore il ricordo di altri titoli di film cui,anche grazie a lei, hanno potuto dare il meglio del proprio talento. E così le sue assistenti più care e la dialoghista che, ben più spesso di me, le ha dato la sua collaborazione. E i fonici, i mixers, i sincronizzatori... Siamo proprio tanti, Fede, a piangerti e a rimpiangerti!
 
 
DECIMA COMANDANTE Ottobre 1997 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
 

AMO RICORDARE DI LEI Roma, settembre 1997
Raffaella Duelli
 
 
    Amo ricordare di Lei un momento esaltante della nostra giovinezza.
    Era la fine del mese di marzo 1945. Tutto intorno a noi stava crollando.
    Il Barbarigo partiva verso l'ultima, disperata postazione: a Col di Luna, sopra Vittorio Veneto dove avevamo atteso con ostinata tenacia quel momento, il Reparto era salito a salutare le ausiliarie del Centro Scuola del S.A.F. XA. Con i marò, accanto a me che le avevo precedute di qualche mese, erano altre 6 volontarie.
 
 
Fede Arnaud con Ausiliarie della Decima MAS
 
 
    Aveva detto qualcosa Fede, la nostra Comandante, che «dall'alto» dei suoi 25 anni ci aveva preparato a quel momento?
    Penso di sì, ma non ho ricordo di parole. Un momento indimenticabile, quello sì. Noi cantavamo, scendendo per la strada che ci portava verso un ignoto quasi inimmaginabile, e lei era lì. Dritta, con il braccio teso nel saluto e le lacrime che scendevano dai suoi indimenticabili occhi azzurri: su un monticello di terra, un po' più avanti delle altre che restavano e che so - come Lei, del resto - un po' ci invidiavano.
    Quante volte, prima di quel momento, mi ero avvicinata a Lei e quante infinite altre volte, dopo, abbiamo avuto occasione di incontri?
    Di Fede si potrebbero scrivere libri: ognuno di noi potrebbe scrivere pagine su pagine, seguendo la propria memoria e il ricordo dei suoi racconti.
    Fede, che carica materassi sulle proprie spalle, dopo il bombardamento di Roma. Fede che «sottrae» un treno alla burocrazia per permettere di funzionare al più presto al Ministero delle Corporazioni che si sta trasferendo a Venezia.
    Fede che ci accoglie - nuove reclute spaurite - alla Caserma Grazioli Lante di Roma e fa disinfestare camerate militari a noi, non ancora uscite dalla protezione di mamma e papà.
    Fede che guida automobili: ma non sapremo mai dove e da chi ha preso la patente. Fede che si fa «prelevare» dai partigiani e patteggia con loro la libertà per i suoi amici prigionieri, Fede che dice «vai e arrangiati» e noi «andavamo e arrangiavamo».
    Fede è con noi negli anni della giovinezza e della maturità. Gioiamo con Lei per le Sue conquiste in campo cinematografico e più di una Volta mi sono vantata di averla come amica.
    Fede che ci ha donato gli splendidi doppiaggi di Amadeus e dell'Attimo fuggente.
    Eppure, se voglio ricordarmi di Lei, oggi, preferisco vederla dritta, su quel pianoro a Col di Luna, mentre piange e so che vorrebbe scendere con noi verso l'ultima battaglia. Addio, Fede.
 
 
 DECIMA COMANDANTE Ottobre 1997 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

 
DOMUS